Pace e guerra, scandiscono da sempre l’assetto geo- politico, economico e sociale del mondo, frastornando un uomo il cui cervello fa già i conti con un dualismo senza fine: bene/male. Un’alternanza che lo pone ai confini della realtà umanitaria e soprattutto a stretto contatto con l’involuzione della specie. Ogni epoca riesuma storie di bombardamenti materiali e verbali tra popoli, a danno della diplomazia e risoluzione civile dei conflitti. Anche oggi capita facilmente di riconoscere negli occhi e nel pensiero di con-simili una percorrenza al contrario delle tappe evolutive cui è testimone (spesso indebitamente) la nostra specie. Di certo colpisce la raffigurazione, ad opera di letterati ma anche semplici registi teatrali, di una caratteristica, atavica e costante del genere “homo”: il rinnovamento di una stagnazione ovvero un cambiamento solo formale. Mi viene in mente la catalogazione “Lisci” e “Barbuti”, rivisitazione preistorica del regista Tony Cucchiara delle famiglie “Capuleti” e “Montecchi” dell’opera shakespeariana “Romeo e Giulietta”. Tra le buie atmosfere della preistoria, ecco apparire un soggetto cavernicolo, rimasto ieri come oggi, scollato dai processi di evoluzione. Quasi tutto è cambiato…dalla pietra grezza al mattone intonacato, dall’accensione rudimentale del fuoco alle apparecchiature più avanzate per generare calore, eppure la presentazione barbarica dei sentimenti non fa paio con l’evoluzione biologica e materiale di cui siamo portatori. La teoria dell’evoluzione della specie, riconducibile a Charles Darwin, si estranea a quanto la memoria registri in odor di guerra: dalla rissa tra giovani pischelli all’attacco bellico vero e proprio, nulla è descrivibile come civile, elevato,retto. La bramosia di dominio o di potere non conosce barriere temporali: così ritorna in auge la mediocrità del cuore e la caducità dell’intelletto. Esseri dalla schiena eretta ma con un animo ricurvo sul male, scatenano tempeste di odio ed emergenze umanitarie, purtroppo senza fine.
Al di la del contenuto che condivido in pieno sul fatto che l’uomo è forse la specie crudele della terra,mi piace sottolineare la fluida e scorrevole forma con cui hai trattato la materia.Complimenti.
E’ preferibile che l’uomo si avvicini al bene, qualora capisca dove trovarlo. Al momento non mi pare esistano esmpi tangibili al di fuori delle religione. Tu ne conosci?